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Vorrebbero occuparsi di ben altri pellegrini in Campidoglio. Del milione di giovani fedeli provenienti da tutto il mondo che inonderà Tor Vergata, questa estate. E invece, per la seconda volta, è Pellegrini, Mirko, ad affollare i pensieri dell’inner circle del sindaco Gualtieri. E i milioni non sono i ragazzi ma gli euro che “Mister Asfalto” si è aggiudicato in modo illegale, secondo la Procura di Roma che ieri lo ha arrestato con una sfilza di accuse.
APPROFONDIMENTI
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I magistrati lo ritengono il regista di una galassia di imprese, apparentemente non collegate, che partecipavano e si aggiudicavano direttamente o indirettamente l’appalto «condizionandone la regolarità».
Stavolta per Pellegrini è arrivato il cartellino rosso.
In Campidoglio, ieri, si respirava una tensione silenziosa tipica di una vicenda che già nella prima puntata di metà novembre, scritta come ieri dalla Guardia di Finanza, aveva fatto emergere “un sistema gelatinoso” tra funzionari pubblici e imprenditori e una qualità dei lavori scadente perché Pellegrini avrebbe risparmiato su materiali e tecniche edilizie e i controlli sulla qualità dei lavori, scrive il gip, erano stati eseguiti esclusivamente in punti concordati con le imprese. Cioè? Lo strato dell’asfalto steso, questa l’accusa, era molto meno spesso di quello necessario. Per questo già a novembre Gualtieri aveva cercato di attivare degli anticorpi per individuare gli anelli deboli della (mastondontica) macchina che guida le manutenzioni stradali della Capitale. In primo luogo si decise di spostare i responsabili delle Direzione Lavori degli appalti finiti sotto indagine e poi il primo cittadino aveva avviato un’inchiesta interna firmando un’ordinanza per istituire una Commissione ispettiva tecnica, composta da esperti di lavori pubblici, incaricati di verificare, entro sessanta giorni, la corretta esecuzione dei lavori di realizzazione e manutenzione delle pavimentazioni stradali e dei marciapiedi, già ultimati o ancora in corso di esecuzione, eseguiti a partire dal 2021 dalle società del “Gruppo Pellegrini”. Non è stato semplice.
Anche per chi mangia “pane e strade” tutti i giorni. Un po’ per la mole di manti viabilistici da ispezionare e un po’ per il grado di complessità tecnica delle forniture richiesta dai capitolati d’appalto che non è sempre la stessa; la quantità di asfalto posato può essere di soli 4 centimetri se si realizza un tappetino per la manutenzione ordinaria, e può arrivare a 10, 24 , ma anche 50 centimetri.
La commissione ha due membri esterni e uno interno: è presieduta da Antonio D’Andrea, ordinario del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale alla Sapienza ed è composta da Andrea Capuani, Direttore generale per le strade e la sicurezza delle infrastrutture stradali del Mit e Stefano Bella, Direttore della Direzione Infrastrutture viarie e Territorio del Dipartimento infrastrutture e Lavori Pubblici di Roma Capitale.
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Proprio quest’ultimo, a metà marzo, ha proposto e ottenuto di prorogare ancora i sopralluoghi della Commissione «al fine di completare le analisi sui campioni raccolti, effettuare nuovi prelievi e acquisire ulteriore documentazione al fine di consentire una ricostruzione più esatta possibile sull’effettivo svolgimento dei lavori sulle pavimentazioni considerate». I tre esperti hanno fatto eseguire carotaggi accurati, ma soprattutto a campione, sulle strade in cui si sono messe in moto le ruspe delle 17 società riconducibili a Pellegrini. E i sessanta giorni previsti dall’ordinanza, a suon di proroghe, sono diventati 180.
La maxi verifica si è chiusa quasi in contemporanea con la discovery dei magistrati di ieri. «La Commissione ha concluso i lavori e venerdì ci verrà consegnata la relazione tecnica, comprensiva dei test di laboratorio, della quale renderemo pubblici i risultati, nell’ottica della massima trasparenza», ha detto ieri l’assessora ai lavori pubblici Ornella Segnalini. Un altro modo per parlare di quel che è successo, per capire a voce alta perché si debba fare i conti ciclicamente con i sospetti di corruzione e malaffare. E di come si fa a evitarli. O come ha accennato a cuore aperto, solo 48 ore fa, Gualtieri davanti al Papa di «Roma che oggi è una città impegnata a curare i suoi mali». Anche questi.
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